Tendinopatia della spalla

Tendinopatia è un termine generico che viene spesso utilizzato per indicare quelle condizioni caratterizzate da dolore e limitazione delle attività, correlate ad uno specifico tendine.
In questi casi, la causa viene solitamente associata ad attività ripetitive che mettono sotto stress il tendine per un tempo più o meno prolungato, alterando l’omeostasi tendinea
E’ un problema di non poco conto,che causa problematiche muscoloscheletriche, e tra queste la spalla ne rappresenta la causa principale. A livello della spalla, la tendinopatia della cuffia dei rotatori rappresenta il problema maggiore e più frequente. Fra i 4 muscoli della cuffia dei rotatori (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare) il sovraspinato è quello maggiormente colpito da tendinopatia.
La funzione principale del sovraspinato è mantenere la testa dell’omero all’interno della fossa glenoidea, stabilizzandola durante i movimenti della spalla. Il muscolo sovraspinato origina dall’aspetto posteriore della scapola, superiormente alla spina della scapola, e si inserisce sulla grande tuberosità dell’omero. Il suo tendine, soggetto a forze di compressione e tensione, si presenta come una struttura non-omogenea.Anatomicamente, è possibile suddividere il sovraspinato in due sezioni: anteriore e posteriore.
Per sospettare una tendinopatia del sovraspinato, durante l’anamnesi dobbiamo indagare a fondo la storia del paziente, i sintomi che ci riferisce, le attività che li aggravano o quelle che li migliorano.
Solitamente, le attività ripetute in elevazione, abduzione e/o extra-rotazione del braccio aumentano la sintomatologia. Il dolore è presente principalmente in un arco che va dai 60° ai 120° di abduzione durante i movimenti attivi, e peggiora nei movimenti controresistenza.
I test ortopedici hanno l’obiettivo di ricercare il movimento provocativo.
Di base, un paziente con tendinopatia del sovraspinato andrà gestito con gli stessi principi di un paziente che presenta una qualsiasi altra tendinopatia.
Spiegheremo al paziente il problema, l’andamento della problematica e la prognosi.
Individuato il gesto doloroso (ad es. abduzione e/o elevazione), è possibile utilizzare tecniche specifiche di terapia manuale, soprattutto se durante l’esame clinico abbiamo notato una restrizione di movimento.
La terapia manuale sarà un valido aiuto non solo per l’aumento del ROM, ma anche per desensibilizzare la zona dolorosa; tuttavia, questo tipo di intervento sembra non migliorare la funzionalità .Per questo obiettivo, sarà opportuno allenare il movimento doloroso verso il gesto provocativo, utilizzando esercizi a carico graduale, che verranno incrementati in base alla risposta del paziente.
Articolo a cura del Dr. Di Nunzio Marco